martedì 6 ottobre 2009

redentro



So che siete pigri e che alle cinque e trenta del mattino non vi passerebbe mai per l’anticamera del cervello di lasciare il vostro letto per incontrare il vento. Ma se lo faceste, potreste imbattervi per caso in un volto. Appartiene a un uomo che in quei luoghi va in silenzio, vi s’accovaccia, stende le braccia e si fa percuotere la pelle dallo stesso vento che voi, dormiglioni, non potrete mai sfiorare. Il suo nome è Red.
A proposito, come sta la bolla d’aria? Tutti muri a piombo, immagino…
Io e Red ci conosciamo da una vita. Prima ancora di quel giorno in cui mi ha strappato dalla strada pagando il mio riscatto. Già... Poi mi ha offerto un posto dove stare. Una famiglia. Le sue mani... Fino a quando non conoscerete le sue mani sarà molto difficile per voi addentrarvi nel suo universo. Mani di sabbia ruvida. Mani di frasi spezzate. Mani che la rugiada riconosce e aspetta per rendergli meno amaro il respirare.
A Red devo tutto. È più di vent’anni che stiamo insieme e non c'è stato un solo giorno senza musica. Si, perché io e Red scriviamo canzoni. A noi due piacciono molto, al resto del mondo temo di no, almeno a giudicare dalla richiesta dei bis… Ciononostante continuiamo a scriverle.
Perché lo chiamano Red? Ci crediate o meno, non lo so e non gliel’ho mai chiesto. Io e lui parliamo poco, praticamente nulla. Quando l'ho conosciuto aveva già quel soprannome. Credo che derivi dalla sua passione per il colore rosso. Io stessa sono una rossa tutta curve… Sì, Red ama tutto ciò che è rosso. Tutto tranne il fuoco… Il fuoco lo ha reso quello che è, forgiandogli l’anima. Ma, soprattutto, grazie al fuoco, Red è un uomo solo. Non l’ha scelta lui la solitudine, anche se in realtà, indirettamente, forse lo ha fatto. La vita a volte ti porta a commettere determinate azioni senza darti il tempo per rifletterci sopra, non quanto si dovrebbe. Magari, poi, la scelta resta inalterata, è la consapevolezza che cambia.
Red vive dietro l'angolo, in disparte, non vuole che la gente s’accorga di lui. In questo modo nessuno può sapere cosa si perde, quale universo oceano la sua mente sappia cullare. Quanti voli ci siamo fatti noi due! Purtroppo stiamo invecchiando. Lui ha quarantaquattro anni. Detti così, sembrano noccioline ma, ammonticchiati sulla schiena uno sopra l'altro pesano.
Red vive di pensieri nuvola nascosti dietro i suoi occhi neri. Occhi distratti e sciolti. Occhi che sfuggono l’incontro. Occhi tristi e dolci.
Viola mi ha confidato che... Ok, d'accordo lo diceva a zia Lisetta... D'altronde io ero lì, dietro l'armadio, non ho potuto evitare di ascoltare...
Cosa stavo dicendo? Sì, ecco... Quando Viola lo ha conosciuto è rimasta fulminata da quel suo sguardo, nonostante l'aspetto ben poco attraente del suo viso.
Come? Troppe cose in sospeso? Ok, facciamo un po' di ordine.
Zia Lisetta è la padrona di casa. Un’amabile signorina di cui si deve tacere l'età. Detto tra noi sono ottantasette. Detto tra noi non è neanche signorina, ma questa è un'altra storia. Detto tra noi è una persona speciale.
Viola è la figlia di Saverio il sarto. Ha trentadue anni ed è tornata solo quattro mesi fa da Calcutta. E’ tornata perché ha capito che non le era possibile cancellare tutto il vento che le girava vorticosamente dentro il cuore. Non fuggendo. Non vessandosi nel corpo e nella mente.
Poi, due settimane fa, è entrata in libreria ed ha incontrato Red.
Red sa benissimo l'effetto che fa il suo volto deturpato sulla gente. Dopo un po' ci si abitua a tutto… Anche a suscitare ribrezzo, pena, curiosità. Eppure Viola è rimasta affascinata dai suoi occhi così neri e intensi. Per un attimo ha pensato di vacillare. Ha vacillato…
Posso esserti utile?
Io, sì... Cercavo qualcosa di Shakespeare…
Posso suggerirti i ”Sonetti d’amore”?
No, no... Voglio dire, scusa, ma intendevo leggere l’Enrico IV…
Bene, guarda è proprio lì, sopra quello scaffale.
Tornata a casa Viola non ha potuto soffocare quel suo turbamento. Troppe domande, troppi suoni instabili. Un piccolo universo che si agitava dentro. Finalmente il dubbio. Una conquista assoluta…
Anche l’altro protagonista dell’incontro è rimasto visibilmente scombussolato. Appena rientrato mi ha preso tra le mani e si è confidato.
E’ possibile? E’ solo il frutto della mia fantasia o quello che sento, la vibrazione, lo scambio di sguardo, è, era…
Che risposte potevo dargli mai?
Ci siamo messi a suonare. Corde sulle mani tese. Corde che vibrano al limite dell’onda sollevata dai battiti improvvisi. Corde fragili e mani dure.
In pochi minuti abbiamo composto una canzone. Ritengo fosse dedicata all'amore impossibile, quello che sa di ciottoli di fiume e rami spogli. Poi Red si è gettato sul divano piangendo. Ci sono abituata. È un pianto silenzioso. Lacrime e cuore gonfio.
È difficile per lui.
No, non è stato sempre così, da giovane era un ragazzo bellissimo. Quando l'ho conosciuto, aveva si e no quattordici anni. Io a quel tempo ero la compagna di Luciano, un'artista di strada. Lucio era un essere piccolo e spregevole ma anche capace di sorprendenti moti di generosità. E' lui che ha insegnato a Red la musica. E’ lui il testimone delle mani sulle corde.
Tra me e Red è stato amore a prima vista. Ci siamo amati alla follia. Ma dovete capire, dovete mettervelo bene in testa, che gli uomini non sono tutti uguali. L’apparenza inganna e tradisce. L’uomo che vive dell’armonia tra le parole e la musica, non scivola tra le pieghe come fosse acqua. E’ questo che lo rende un essere speciale. Per questo amo Red. Sì, lo amo, nonostante il suo aspetto e il suo dolore.
Aveva diciannove anni quando accadde quell'episodio che gli avrebbe marchiato a fuoco l'esistenza.
La città sullo sfondo aveva un altro nome, di quelli che si dimenticano rapidamente come i volti dei passanti incrociati in tutta fretta per le strade di una metropoli. Sono le storie che rimangono, quelle che danzano sul filo delle emozioni. Red aveva diciannove anni e uno stuolo di ragazzine che gli girava intorno come api sul miele.
Quel giorno luglio gravava con la sua afa sulle strade. Ma non vi racconterò altro di quel giorno. E' troppo il dolore, eccessiva l'emotività, scemato il vento.
Che significa se sono una chitarra? Che credete, ho molta più anima io che tanti esseri umani. Sì, ho molta anima, quella di Red...
Sia come sia, qualche mese dopo il suo terribile incidente venne a riscattarmi. Andammo a vivere da una sua zia paterna, che abitava poco distante. Sentiva il bisogno di cambiare città. Le frasi di circostanza di amici e conoscenti erano difficili da sopportare come le lacrime di sua madre e delle sue sorelle. Faccenda strana, poi, quella delle api. Chissà dove si erano rintanate tutte quante… La zia Lisetta capì la faccenda al volo e gli offrì una via di fuga.
Vieni qua da me. C'è un posto in libreria che fa proprio al caso tuo.
Così Red iniziò a lavorare nella libreria della zia. Non so dirvi come, ma trovò la forza per continuare. Un giorno alla volta, un respiro per volta. Ha studiato e si è laureato. Il suo sogno era quello di insegnare. Si è accontentato di vendere libri… Del resto, è faccenda conosciuta, il destino chiede conti salati ai puri di cuore.
Sentite? Passi sulle scale. E’ lui che sta tornando. Vi devo lasciare. Sapete, quando torna a casa è sempre giù di corda. E io sono il suo antidepressivo.
A presto!
Le parole si nascondono tra le corde che vibrano e i pensieri si calmano, si annullano. Giunge finalmente l’attimo in cui tutto si nasconde in una sorta di oblio dove la realtà non appare così tanto amara. Grazie alle corde, che chiamano la musica. Cadere è insito nel volo. Bisogna avere il coraggio e la forza di rialzarsi, di rimettersi le ali per riprovarci ancora. Certo, non è facile, non è fingere. E’ respirare.
Salve! Siete ancora lì? Bene, pochi ma buoni… Red dorme, ora posso continuare. Non credo avrebbe piacere di sapere che parlo di lui… Basterà non dirgli nulla, conto su di voi…
Sono stati giorni strani, questi ultimi. Come vi dicevo, sette giorni fa Viola è venuta a far visita alla zia Lisetta. La zia è molto amica di suo padre. Pare che sia stata ancora più amica del nonno se capite cosa voglio dire… Oh, che credete, il mondo è questo! Passi per l’indolenza mattutina, ma evitiamo i falsi moralismi e il bigottismo acefalo. Ve lo chiedo per favore. A proposito, tutto bene nella galleria del vento?
Come? Viola? Ah, sì, dunque… Ha suonato il campanello e Lisetta l’ha fatta salire.
Vieni piccola cara, entra, fatti vedere! Ma sei proprio carina vestita così! Mi ricordi l’attrice del film “Colazione da Tiffany”. Come si chiamava già? Ah, sì, Haudrey Hepburn. Dimmi, ce l'hai un gatto tu?
Un gatto? No, io non…
Hei, ma te lo devi procurare! È necessario, capisci?
No veramente no… A cosa mi servirebbe un gatto?
Che discorsi bella mia… Tu fallo e basta, non si deve mica capire tutto nella vita. In fondo, non è più semplice così?
Ok, questa è la zia Lisetta. ma fate attenzione, non è matta e neppure svampita come sembra di primo acchito. La realtà è che lei ha capito la vita e sa come affrontarla. Tutto qua. Già, e vi pare poco?
Ma non stare lì impalata, non siamo al museo delle cere. Entra, accomodati. Gradisci una tazza di the al ribes?
Dimenticavo, la zia va matta per gli esperimenti di erboristeria. Per quel che ne so io, i suoi intrugli sono anche gustosi.
Al ribes? Proviamo…
Ecco, così si fa, non come quel musone che storce il naso ogni qualvolta gli propongo di assaggiare una delle mie leccornie.
Il musone sarebbe Red?
Oh, no, anzi! Lui si diverte a prendermi in giro per i miei tentativi di bevande fatte in casa, poi però le gradisce eccome. No, no! Il musone è Temistocle che, in teoria sarebbe il mio assaggiatore ufficiale, in pratica se ne guarda bene dal farlo.
Temistocle?
Come, non vi ho ancora presentati? Ora te lo faccio conoscere immediatamente. Temì, Temììì, vieni ciccino da mammina tua!
Temistocle è l’altro abitante della casa. Trattasi di un grosso gatto soriano dal pelo rosso che passa le sue giornate a dormire e stiracchiarsi. Unica attività fisica che sua maestà si concede è il cambio ciclico del cuscino. Un fresco giaciglio è quello che serve, specialmente nei mesi caldi. Non c’è divano, poltrona o sediola che non riconosca il suo folto pelame.
Temì, ti presento Viola. Sei pregato di comportarti educatamente, non come il tuo solito. Sai, Viola, il mio Temistocle è del genere gattopigrosnob.
Capisco…
Ovvio, quel capisco di chi non ha capito niente. A sua discolpa c’è da dire che zia Lisetta confonderebbe le idee anche a chi le ha belle chiare, figuriamoci per chi, in qualche modo, si trova in un momento di confusione personale. Perché Viola, a dispetto di quello che potete aver pensato, è una donna molto intelligente, forse la più intelligente che la vita mi ha concesso d’incontrare.
E qui mi sovviene naturale chiedervi a che punto siete con la tinteggiatura delle prese d’aria.
Ma torniamo alla zia Lisetta che, furbetta e maliziosa si rivolse a Viola con una domanda.
Immagino che tu non sia venuta a trovare questa vecchia pazza per parlare di tisane o di felini, giusto?
Sì, in effetti…
Allora, a cosa debbo l’onore?
Ecco, come le ho già anticipato per telefono, io… Non vorrei che… Sì, davvero, mi dispiacerebbe molto essere fraintesa.
Coraggio, cara. Anche se non ho ben capito dove vuoi andare a parare col tuo giro di parole, qui nessuno ha la ben che minima intenzione di equivocare.
Insomma, non vorrei che lei pensasse che la mia è solo curiosità. Certo, in parte lo è, ma io…
Vuoi conoscere la storia di Red, giusto?
Sì…
E così la zia iniziò la sua condita narrazione. Alla fine la ragazza parve fin troppo turbata.
Nonostante cercasse di dissimulare, non poteva certo farla alla vecchia zia.
Qualcosa non va, cara?
No, no, tutto a posto. Ora devo proprio andare.
Bene, torna pure a trovarmi se ti fa piacere, sai noi vecchiette rimbambite adoriamo la compagnia di voi giovani, è come tornare a respirare l’aria del mare dopo tanta lontananza. Tu mi capisci, no?
Sì, la capisco. Tornerò senz’altro. Sa? Tutte le cose che dice mio padre su di lei, comincio a pensare che siano vere.
Oh, non credere agli uomini, sono tutti degli spudorati mentitori. Comunque salutamelo, lui lo sa quanto bene gli voglio.
Non mancherò. A presto.
Sì, a presto.
Poi il silenzio si riprese la sua fetta di colore.
Sai, Temì? Credo che oggi diverrà un giorno da ricordare. E non guardarmi male stupido felino. Sarò pure una cariatide avvizzita ma certe cose io le avverto e posso affermare tranquillamente senza timore d’essere smentita che sta cambiando il vento. Non ci credi? Va sul terrazzino ad annusare l’aria se non ti fidi.
Temistocle, quasi avesse afferrato il senso esatto di quel soliloquio, sporse il suo largo muso a mezza luna dalla porta finestra. Non parve gran che convinto. Si strisciò i baffi con la zampa per fare poi ritorno sul puff a spicchi ricamato rosso e oro.

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