lunedì 12 ottobre 2009

i mattoni rossi di kindu


pubblico sul mio blog questa bellissima riflessione di Daniele...


I MATTONI ROSSI DI KINDU

Sono rinato a Kindu.
Nel momento più buio della mia esistenza, quando il mondo che avevo costruito si stava disgregando ed annaspavo travolto dai marosi, l’Eterno attraverso un suo messaggero mi ha gettato un salvagente e mi ha invitato in un luogo del quale non sapevo nulla e non mi ero mai interessato.
Qui ho conosciuto la vera sofferenza, il vero dolore, ma anche il vero amore.
Ho camminato accanto ad Angeli capaci di distribuire carezze e sorrisi dove regna solo la disperazione.
Ho conosciuto una donna dal cuore troppo grande per il suo esile fisico che a stento riesce a reggerne il peso, che ogni sera è appena capace di parlare, sfinita dalla sua incontenibile generosità, ma che al mattino rinasce e sorride.
Ho conosciuto la vera amicizia, altruista e fraterna, di un uomo libero e coerente.
Ho conosciuto la vera religiosità che mi ha in poche frazioni di secondo fatto congiungere con l’Eterno.
In Africa tutto è vero, non c’è spazio per l’ipocrisia.
I colori sono sempre accesi, come gli animi degli uomini, non c’è spazio per le sfumature.
Le parole sono gridate, non c’è spazio per il sussurro.
L’essenziale regna, l’inutile non esiste.
La terra di Kindu ha dei colori magici, indescrivibili che vanno dal giallo ocra al rosso.
I sapori sono pochi ed essenziali, sempre gli stessi, decisi e mai sgradevoli.
Gli odori sono forti e reali, non ci sono deodoranti bugiardi capaci di coprirli.
Gli occhi...
…Quelli dei bambini sono i più belli che esistano.
I sorrisi sono infinitamente veri, in Africa non si sorride senza un motivo. Anche le lacrime purtroppo sono infinitamente vere, perché la cattiveria e il dolore…
…sono!
Il viaggio interiore è cominciato con la visita all’ospedale diocesano, luogo di miseria, sofferenza, ma soprattutto di speranza per i pazienti e di voglia di riscatto per i medici. Don’t forget. Non dimenticare, mi è stato detto e non dimenticherò.
Non dimenticherò mai la faccia dei bambini malati della più brutta malattia che esista, la fame, quella vera. Non dimenticherò neanche gli occhi materni e sofferenti, nascosti dietro il rassicurante sorriso di Suor Enriette, quando li prendeva in braccio.
Non dimenticherò mai il dolore scolpito nella sua faccia, nascosto dietro il sorriso materno, quando abbracciava i bambini soldato e dava a tutti una speranza. Una speranza vera!
Non dimenticherò mai la giornata di domenica, cominciata con la messa più vera alla quale abbia assisto in vita mia e continuata in totale condivisione con la popolazione dei villaggi dell’entroterra. Un bagno di folla e di amore. Amore vero!
Non dimenticherò mai il pianto fra le braccia del mio amico, che pensando che piangessi per sconforto mi diceva “coraggio ce la farai”. Io piangevo per commozione perché grazie a lui avevo capito. Non avevo mai pianto fra le braccia di qualcuno, neanche tra quelle di mio padre.
Anche i mattoni di Kindu sono veri, come devono essere i mattoni. Rossi, con tutte le sfumature dell’argilla semplicemente mischiata con l’acqua e cotta.
Dal mio viaggio me ne sono portato uno. L’ho posto nelle fondamenta del mio Tempio interiore. Pensavo di essere già avanti nel compimento dell’Opera. Non avevo scavato neanche le fondamenta!
Daniele Vanni
Bressanone 11 agosto 2009

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