domenica 10 ottobre 2010

'istid da prit

A San Vittore, dopo il ristorante della Cesarina sulla sinistra, avanti cento metri c’è un piccolo cimitero. Lì è seppellito e’ Zal. Un dé a la smena e’ Gag e’ to só e' mutor e ul va a truvè. S’u n ‘è imbariegh. S’un ven zó e' temp. S’u n'a e' grop int la gola. Intignamodi lo l’è sempra a lé. Uns pó miga mov...

Come si entra, sulla destra, c’è la tomba di famiglia che fa angolo. E’ Gag si avvicina, fa un sorriso di saluto poi, con la mente, si allontana dal tempo e dalla realtà.

Tal sé chi ch'i ò vest incua? Don Arrigo, che vec invurnì! U s’è invcè… An l’aveva arcnusù. U s’è tot ingrinznì, um pè un cuciariol. L’avrà trentazencqv an piò che ne nun e us ved. Pensa ch’l'era tot instì ad nir, la tonga la striseva par tera, tota impurbiida. L'è tot gob. E' camena puzè a la bicicleta... Stresa… E' pè ona ad cal lumeghi de' fiom, grosi e niri ch'a mitami int la burseta dla tu zia... Bemo, giost la tu zia e don Arrigo… T'atarcurd cla volta, me e te, cius int l’armeri dla cambra? Cla volta e' lumagon, don Arrigo u l’aveva tr'al gambi e la tu zia l'al se lichiva cmé un giazol! Amarcord che me, da chi dé, um faset schiv. A sera un burdel… 'Des ch'a sò vec a j ò capì parchè l’era acse cuntent… Bona, u s'è fat temp d’andè a ca, sta ben. At salut. A s'avdam...

Con il cambio dell’ora legale il cielo è già viola. Ed è freddo, specialmente in moto. Mentre esce dal cimitero incrocia lo sguardo con un vecchio prete che sta entrando. Assomiglia a don Arrigo ma è un altro. È più pulito e meno curvo. L’aspetto generale però è quello di uno che si è incarognito nella vita. Viene da pensare che con grande probabilità lui non ha mai conosciuto le dolci labbra della zia Artemia… Il prete, ravvisando quella che per lui è una grave mancanza, ferma l’uomo con il casco trattenendolo per un braccio e poi, indignato, inizia a catechizzarlo.

- Chi ti ha insegnato l’educazione? Possibile che esci dal cimitero senza salutare il Signore?

- Ma se non c’è nessuno!

- Mi prendi in giro? Guarda che l’inferno è pieno di gente come te, che non portano rispetto al Signore. Oh, dico, mi stai ascoltando?

- Sì, sì. Ho sentito, mi chiedevo come fa lei a sapere chi c’è e chi non c’è laggiù all’inferno. Mi piacerebbe consultare le sue fonti. Non tanto per l’inferno, ma perché ho parecchie cose da chiedere all’amministratore generale del creato.

- Basta che leggi la bibbia! E farai meno lo spiritoso quando sarai davanti a San Pietro. Mi piacerebbe proprio vederti.

- Mi dispiace, signor Arciprete, ma dovete prendere il numero. La lista di quelli che mi vogliono vedere dall’altra parte è già bella lunga.

- Non fare il finto tonto che tanto con me non attacca! Bisogna che impari le buone maniere! E ti devi segnare quando entri o esci dal cimitero!

- M sé, sl’è par quel, al fagh sempra, stasi pù tranquel. An l’ò gnenca da pinsè. Me am segn tot al volti ca venh a qué ad dentar: am toc al pali…

Così, con un mezzo sorriso, si rimette il casco, avvia il motore e parte lasciando l’anziano sacerdote, un poco inebetito, ad incarognirsi sempre più.

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